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Ciamà l'érba

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La tradizione

Tra la fine del mese di febbraio e l’inizio del mese di marzo a Teglio (come in altre zone alpine) era antica tradizione sollecitare il risveglio della natura con campanelle, campanacci e corna da pecoraio.

Un rito molto importante per gli agricoltori che speravano sempre in una stagione favorevole per l’ottima produzione di fieno e di frutta della terra da cui dipendeva tutta l’economia contadina. Infatti la sicurezza di poter sfamare la famiglia ed eventualmente migliorare la ricchezza della stalla era in stretto rapporto con il fieno prodotto.

L’impegno di questo antico gesto era affidato ai ragazzi e ai giovani adolescenti i quali, negli ultimi giorni di febbraio e nei primi di marzo, nel pomeriggio, andavano nei prati a “ciamà l’érba” divertendosi a scampanare e a trovare armonie grezze e suggestive. Ad esempio il modo di suonare a Teglio, mettendo alla cintura il campanaccio, è diverso dal modo di suonare della contrada di S. Rocco, che impugna con le mani due campanacci. Comunque entrambi si dispongono a cerchio.

Il prato, sentendo il suono solitamente prodotto dal brucare delle mucche munite di campanacci, avrebbe capito che il rigido inverno era superato e che l’erba poteva iniziare il suo ciclo vegetativo.

I ragazzi del paese rendevano quindi un servizio prezioso alla comunità anticipando il più possibile il risveglio della primavera.

Per questo motivo, nel tardo pomeriggio, soprattutto verso la fine della settimana, andavano nelle contrade a ripetere il “concerto” dei campanacci per annunciare di aver assolto il loro dovere e perciò richiedere la meritata ricompensa gridando nei pressi delle case: “Limòsna ai sampugné”.

Tutti i paesani, a seconda delle possibilità, offrivano qualcosa: vino, farina, salsicce, pane di segale.

I giovani utilizzavano le offerte per una allegra serata insieme, animata da canti e burle.

Più recentemente (con ogni probabilità dopo la II guerra mondiale), la cena dei “Sampugné” era a base di “macarun” (maccheroni) forse ritenuti un piatto insolito per chi aveva già in casa farina di grano saraceno.

All’inizio degli anni 80 il giovane gruppo folcloristico di Teglio “Gent De Paes” del Centro Tellino di Cultura riscoprì la tradizione “Ciamà l’érba” ormai abbandonata, così come quella del “Gabinat”. Per una ventina d’anni, grazie al gruppo folcloristico, guidato da Claudia Garbellini, queste tradizioni, unitamente al costume tellino, ebbero nuova vita ed attenzione da parte del paese.

I due momenti dell’usanza vennero fissasti con due danze coreografiche:

* Ciamà l’érba: interpretata dai bambini (ciuffi d’erba) e dalla fata Primavera che spargeva, a passo di mazurka, fiori sui ciuffi.

* Limòsna ai sampugné: interpretata da coppie di giovani a passo di polka valtellinese riviveva il momento della ricompensa ai suonatori dei campanacci.

Quest’ultima coreografia fu scelta anche per una trasmissione televisiva condotta dalla Bonaccorti “Il pranzo è servito”, che registrammo a Saxa Rubra (Roma).

Capimmo così che i nostri con-valligiani e altri alpigiani ricordavano con piacere la tradizione alpina.

Negli ultimi anni, la Confraternita, unitamente alle Associazioni di Teglio, ripropongono ogni anno, a inizio marzo, questa antica tradizione del risveglio della primavera con il "Ciamà l'èrba" e la "Cena de Macarun".

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Il programma

Sabato 2 marzo 2024

Ciamà l'érba

ore 14.30: ritrovo dei due gruppi

Gruppo 1: parcheggio Via Roma (H. Miravalle)

Gruppo 2: parcheggio Via Tudori (Torre)

ore 15.00: incontro

piazzale delle scuole e percorso insieme

ore 16.00: merenda e conclusione

in Oratorio

* * * * *

si suggerisce a quanti partecipano un abbigliamento dei tempi passati

e chi lo ha il costume tipico tellino.

* * * * *

In caso di cattivo tempo "Ciamà l'érba" sarà sabato 9 marzo

con i medesimi orari e programma.

Sabato 9 marzo 2024

Scena de macarun

 

Tradizionale "Scena de macarun"

presso il salone dell'oratorio,

con offerta libera, pro-oratorio.

 

Prenotazioni entro mercoledì 6 marzo

a Enrico (340 7969609) oppure in sacrestia.

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