C'è posta per te
Ci scrive... Suor Carlamaria
Nella sezione “C’è posta per te”, in questo mese di gennaio, ci scrive Suor Carlamaria, della Comunità delle Benedettine del Santissimo Sacramento di Grandate.
Suor Carlamaria ci ha mandato la foto di due consorelle considerate i "fiori nascosti", dell'ingresso e di "un luogo strategico" del monastero: Gesù presente nell'Eucaristia.
PAX!
Pace a voi, cari Tellini e carissimi tutti! Che bello ricollegarsi!
Qualcuno dirà: “De ‘nghe che la boi fo questa chilò?”. Sì, è vero, è passato tanto tempo da quella mattina dell’8 dicembre (che era una domenica come nel 2019) quando ho salutato Teglio per l’ultima volta, per entrare in Monastero.
È passato tanto tempo, però, la mia terra e la mia gente sono rimaste come un sottofondo che accompagna ancora la mia vita. Non è propriamente nostalgia questa. La nostalgia viene quando qualcosa è passato e non c’è più. Invece il rapporto con voi c’è ancora, eccome!
L’essere nata e cresciuta in una determinata comunità parrocchiale è un dono che viene da Dio e funziona in Dio. Voi tutti che siete stati battezzati in Cristo – dice S. Paolo – formate un solo corpo. Ciascuno per la propria parte, siete membra gli uni degli altri (cfr. 1 Cor 12,27).
Ma allora, perché abbiamo preso così le distanze?
È tutta questione di cuore.
Dal 1985 sono stata accolta in uno dei due Monasteri della nostra Diocesi: quello delle Benedettine del SS. Sacramento. Quando sono entrata la Comunità monastica era formata da 42 monache. Ora siamo in 25. A molti piacerebbe sapere che cosa ci stanno a fare queste donne e, soprattutto, che cosa fanno tutto il giorno…
Non è possibile cercare di convincere o dare una dimostrazione, però è una questione di cuore. Voi avete mai visto quante volte il vostro cuore batte in un giorno? Quante volte si comprime e si dilata? Chi lo vede? Eppure, lo fa. Vi siete mai chiesti perché sbocciano fiori meravigliosi tra le viseghe sopra Prato Valentino? Eppure, sbocciano e crescono anche se nessuno li vede e mai li vedrà. Dio è amore e l’amore vero è gratuito. Si perde per l’amato.
Bisogna divenire consapevoli del fatto che nella nostra società esiste solo quel che si vede, per cui la preoccupazione principale è “avere visibilità”. Ma l’amore ha come priorità non essere visto ma l’esserci, l’essere per l’altro.
Così ci ha amato Dio e la nostra vita qui in Monastero è solo lasciar ardere nel nostro vivere insieme una scintilla di questo amore. In una cultura dove l'uomo è alla ricerca di spazi per sé (tempi supplementari di ferie, tempo libero...), perché si sente stressato, i nostri ritmi di vita potrebbero sembrare soffocanti: preghiera, lavoro, lectio; tutto stabilito, con la campana che scandisce la giornata, dalle cinque e mezza del mattino alle dieci di sera; e anche la notte cadenzata con turni di adorazione.
Dobbiamo invece dire che la vita monastica, così come è stata pensata da San Benedetto, è un'esperienza di grazia. Il vivere giorno e notte non "gestendo in proprio" l'esistenza, ma lasciandosi guidare dall'obbedienza è, come per Abramo (Gen. 17,1), camminare continuamente alla presenza di Dio; è sentirsi "ricevute" come dono ogni momento; è percepire che tutto, anche le azioni più piccole, diviene legame che ci tiene unite a Dio e ai fratelli.
Anche nel lavoro non c'è opposizione tra sacro e profano: S. Benedetto ci invita a trattare gli utensili di cucina come i vasi sacri dell'altare (R.B. 31,10), perché nella casa di Dio tutto viene da Lui, tutto appartiene a Lui e deve tornare a Lui.
Da tale ordinamento di vita viene una grande pace, perché, al di là delle nostre capacità e di quel che riusciamo a realizzare, ci sentiamo partecipi di un progetto che ci supera, di un disegno di Dio, che Egli stesso porta avanti, per mezzo del Suo Spirito operante in noi. Anche le nostre sorelle più anziane o ammalate, persino quelle che hanno perso la memoria e vivono ignare di essere al mondo, continuano ad essere una vita per, una vita come un pane messo sull’altare per essere benedetto, trasformato in Cristo e dato per la vita del mondo.
A questo punto potreste pensare che per noi sia facile vivere tutto questo, perché ci troviamo in un ambiente ristretto e protetto, senza distrazioni e senza preoccupazioni. In realtà non è così semplice, perché la fonte di tutti i guai dell'uomo non è al di fuori, ma al di dentro di lui.
Dunque, quando noi stiamo davanti a Gesù-Eucaristia in adorazione non ci stiamo solo per noi, né solo con tutta la Chiesa, ma anche con tutti coloro che sono più lontani da Dio e camminano nell'ombra della morte. Per tutti chiediamo che venga la luce di Cristo. Ma questa Luce passando in noi per giungere ai nostri fratelli, illumina anche le parti più buie del nostro essere e chiede a noi per prime la fatica della lotta al peccato per non essere figli delle tenebre, ma figli della luce.
Anche questo è grazia, perché opera dello Spirito.
Forse è meglio concludere qui questa lettera che è diventata un po’ lunga.
Nella Carità di Cristo e nella preghiera, come nell'impegno comune di vivere con fedeltà le promesse del battesimo, restiamo sempre in collegamento.
Suor Carlamaria del Dio con noi OSBap
-Carla Valli-