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Il ricordo
di Padre Paolo Filippini
Il ricordo dopo la morte
avvenuta il Giovedì Santo, 9 aprile 2020
“Gesù non guarda tanto alla grandezza delle azioni e neppure alla loro difficoltà, ma all’amore che fa compiere questi atti”.
In punta di piedi, in silenzio, alle porte del Triduo Pasquale, Padre Paolo Filippini, missionario comboniano nativo di Teglio è tornato ad abbracciare il Padre.
Il silenzio lo ha sempre contraddistinto: amava i gesti concreti, piuttosto che le tante parole. Quel suo tacere veniva rotto solamente dai racconti della sua esperienza in Uganda, a Kalongo, dove ha donato la sua vita di missionario, nella missione di padre Ambrosoli.
«Non ho mai dimenticato quando, tornato dalla tua amata Africa, facevi vedere i primi filmati che giravi nei tuoi villaggi. Sembrava tutto così strano; eppure tu hai passato la tua vita così: aiutando i più deboli» scrive qualcuno su Facebook, alla notizia della sua morte. I racconti della sua missione potevano anche sembrare strani, ma certamente rappresentavano bene il vissuto dei paesi più poveri e, insieme, l’amore per la vita che regna in quei luoghi. Erano racconti densi di volti e di fatiche: dal servizio in ospedale, in particolare nel reparto di ostetricia, fino all’attenzione ai bambini e alle famiglie.
Negli ultimi anni, rientrato dall’Africa per motivi di salute, Padre Paolo ha vissuto prima a Como, nella comunità di Rebbio, e poi a Milano. Recentemente, sono stati proprio i suoi confratelli milanesi a scrivere alla comunità tellina, raccogliendo l’invito a redigere un articolo per il sito parrocchiale, per raccontare della sua vita bella e ricca. I più vicini a lui hanno anche riferito che trascorreva gran parte delle sue giornate pregando nella cappellina della casa, oppure assorto nei suoi pensieri e nei ricordi dei suoi 93 anni di vita; era sempre sorridente e impaziente di raccontare le sue avventure, mescolate nel tempo e nello spazio e arricchite da molta fantasia.
Ai tellini, desiderosi di poter celebrare presto le sue esequie, non resta che affidarlo alla Madonna di San Martino e ricordarlo come un grande esempio di bontà, umiltà e devozione alla sua grande missione.
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